70 research outputs found

    FROM DISMISSAL TO DEVELOPMENT: THE CHALLENGE OF ARCHITECTURE

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    The re-use of dismissed buildings has been discussed on an international level and model interventions such as the successful re-design of the Tate Modern (which is housed in a former power station) or the ionic High Line have revealed the approach to re-using abandoned buildings to the wider public. Starting from the state of the art, this paper will highlight the efficacy of the urban regeneration approach and its implications on a socio-economic level. What kind of projects can architects carry out, but more importantly, is it possible to identify different classifications based on the tangible results of the transformations? This paper will discuss the results of case studies based on research conducted over the past few years in two post-industrial cities in the U.S. These case studies identify specific design strategies as tools for selecting and classifying project output. When it comes to the abandonment and decay of industrialized cities, Detroit is the poster city and it represents an exceptional site of experimentation and reflection, both for its present meaning but also for imagining future scenarios of transformation and for identifying intermediate paths between conservation and demolition. Is adaptive re-use the only approach or are there different declinations of re-use which are influencing international research in architecture? The urban renewal project can be a tool worth using in the cases of different buildings or building complexes, even recent ones with uncertain or even non-existent restraint systems, so as to identify new uses which can reintroduce the buildings into today’s urban metabolism, while preparing them for possible future transformations, considering how rapidly their intended use changes in this day and age

    Oltre i laboratori di progettazione: Tra teoria e pratica

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    Tempi e modi codificati nella formula del workshop, più o meno esteso temporalmente, determinano possibili ricadute sul territorio di sperimentazioni progettuali che utilizzano scale multiple per produrre soluzioni diversificate. Spesso il workshop è strumento utilizzato per rispondere a domande esterne locali o sovralocali, diviene il primo approccio di immediata condivisione per consolidare rapporti internazionali con università estere (nel mio caso negli Stati Uniti), facendo convergere su uno o più temi selezionati e circoscritti, approcci teorici e pratici, frutto di scuole e culture diverse. Il workshop viene percepito dagli studenti come un'occasione di confronto con casi reali, attraverso i quali è possibile intessere rapporti con le istituzioni o con partners esterni all'accademia, ponendo in relazione aspetti teorici e necessità concrete di possibili trasformazioni. Esperienze internazionali (a Pittsburgh e Detroit) e altre più radicate nei nostri territori, saranno poste a confronto per mettere in luce pregi e difetti di una pratica molto diffusa nell'insegnamento del progetto. Il paper metterà in evidenza le diverse formulazioni di sperimentazioni, i loro programmi e le specifiche scansioni temporali, valutandone esiti e possibili ricadute nel percorso formativo. Le nuove tendenze delle pratiche architettoniche professionali saranno prese in considerazione sullo sfondo, per individuare il sistema di relazioni che intercorrono tra didattica e professione, workshop e concorsi di idee (temi affrontati in molte delle università internazionali, vedi Harvard nell’ Harvard design Magazine, partendo dalla charrette classica)

    An Interpretative Matrix for an Adaptive Design Approach. Italian School Infrastructure: Safety and Social Restoration

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    The Italian school infrastructure has suffered in recent decades from immobility that has generated critical issues and shortcomings in the management of structures, safety adjustments, and innovations in the architectural and pedagogical model. This type of stasis, due to the scarcity of resources on a national scale and the decrease in the birth rate of the country, has meant that the buildings are largely inadequate from both a regulatory and socio/pedagogical point of view, with a level of degradation that is leading to a progressive abandonment of several structures, generating further insecurity at the urban level. In Italy, the current health emergency (SARS-CoV-2), with the necessity of wider spaces for social distancing and less numerous classes, has further highlighted the strongly problematic nature of an extensive and often obsolete school building heritage, raising the need to reevaluate heritage in terms of safety, accessibility, economic impact, and, last but not least, social cohesion. The paper proposes an approach that starts from the analysis of regulations and data on a national scale related to the structural and formal conditions of school buildings, interpreting and evaluating their safety with a holistic approach, to then proceed to the definition of a design survey matrix able to classify the selected cases and give an interpretative reading that includes the vastest number of characterizing factors. The Italian territory (between Abruzzo, Lazio, and Umbria) affected by the 2016 and 2017 earthquakes has been selected as a significant case study due to its obvious conditions of further criticality for the formulation of an evaluation methodology through an extensive field survey, cross-referenced with available data on the resilience of school structures and their role in the urban fabric, with the ultimate aim of identifying functional methods for their adaptation to a contemporary, safe, flexible, and shared school model with local communities

    Progetti intermedi per nuovi metabolismi urbani

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    La dismissione è tema attuale che porta a riflessioni trasversali e che necessita di intersezioni disciplinari multiple, senza necessità di segnare territori da parte di alcuna di queste. È il progetto il fine, che può essere anche negazione di un’azione di trasformazione nell’ottica del rudere come depositario di valori simbolici. Detroit è città icona di un abbandono ed una dismissionesenza pari in città industrializzate di paesi evoluti e rappresenta un eccezionale luogo di riflessione per il progetto, per il suo significato odierno, ma soprattutto per immaginarne una nuova dimensione onirica di proiezione nel futuro, che diventa effettuale qualora la riflessione si amplii attraverso contaminazioni di saperi utili per praticare strade intermedie al restauro e alla demolizione. Listed or not listed non è sufficiente per attribuire un valore ad un determinate edificio; molto spesso infatti è un insieme di edifici che assume significato – material e immateriale -, che il progetto deve essere capace di riconoscere e interpretare, per individuare strategie di trasformazione capaci di valorizzare identità specifiche, permettendo il superamento dell’omologazione, della globalizzazione architettonica, di quell’internazionalismo che illude di modernità, innovazione, sostenibilità… Il progetto è azione capace di perpetuare un rinnovamento del nostro patrimonio, cercando di sopperire ad una perdita proggressiva di quella compétence d’édifier che la Choay invocava a gran voce. L’identificazione di specifiche strategie progettuali, frutto di una ricerca condotta negli U.S. in città oggi in parte post-industriali, pone le basi per una riflessione sul progetto di architettura come strumento per confrontarsi con patrimoni diversi, anche più recenti o di incerta tutela, determinandone nuovi usi, per entrare a far parte dei metabolismi urbani di oggi, ma sempre pronti a eventuali multiple trasformazioni di domani

    Progetti intermedi per nuovi metabolismi urbani

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    La dismissione è tema attuale che porta a riflessioni trasversali e che necessita di intersezioni disciplinari multiple, senza necessità di segnare territori da parte di alcuna di queste. È il progetto il fine, che può essere anche negazione di un’azione di trasformazione nell’ottica del rudere come depositario di valori simbolici. Detroit è città icona di un abbandono ed una dismissionesenza pari in città industrializzate di paesi evoluti e rappresenta un eccezionale luogo di riflessione per il progetto, per il suo significato odierno, ma soprattutto per immaginarne una nuova dimensione onirica di proiezione nel futuro, che diventa effettuale qualora la riflessione si amplii attraverso contaminazioni di saperi utili per praticare strade intermedie al restauro e alla demolizione. Listed or not listed non è sufficiente per attribuire un valore ad un determinate edificio; molto spesso infatti è un insieme di edifici che assume significato – material e immateriale -, che il progetto deve essere capace di riconoscere e interpretare, per individuare strategie di trasformazione capaci di valorizzare identità specifiche, permettendo il superamento dell’omologazione, della globalizzazione architettonica, di quell’internazionalismo che illude di modernità, innovazione, sostenibilità… Il progetto è azione capace di perpetuare un rinnovamento del nostro patrimonio, cercando di sopperire ad una perdita proggressiva di quella compétence d’édifier che la Choay invocava a gran voce. L’identificazione di specifiche strategie progettuali, frutto di una ricerca condotta negli U.S. in città oggi in parte post-industriali, pone le basi per una riflessione sul progetto di architettura come strumento per confrontarsi con patrimoni diversi, anche più recenti o di incerta tutela, determinandone nuovi usi, per entrare a far parte dei metabolismi urbani di oggi, ma sempre pronti a eventuali multiple trasformazioni di domani

    Triagulac[c]ión | About Legazpi Market in Madrid

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    The main contribution of municipal architects to Madrid's Rationalism must be investigated in the construction of public buildings. Markets play a fundamental part among them, thanks to the work of F. J. Ferrero Llusìa, public architect since 1921. With his markets, between 1931 and 1934, it has brought a real change in European industrial architecture in the XIX century. With the premise of hygiene, constructive austerity, structural trueness and the rejection of ornament in favor of pure form, he created a new hypothesis that was characterized by the guiding principles of Rationalism. Awareness of the construction culture of the time, through observation of the details and technical literature linked to the “Mercado Central de Frutas y Verduras” in Madrid, are the conditions for an intervention of conscious restoration. The paper presents a process of slow re-appropriation of the site by the citizens, as an alternative to the current project proposed by the municipality

    How to Activate the Value in Existing Stocks through Adaptive Reuse: An Incremental Architecture Strategy

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    This paper illustrates a methodology for the remediation of polluted ex-industrial sites that considers the adaptive remediation and reuse of previously productive buildings and is structured in an incremental strategy. The main features of an adaptive reuse intervention are generally considered: low investment; high heritage awareness; urban identity; strong community engagement; and green concern. These characteristics are only partially compatible with the transformation of brownfields, mainly because of their usual size of the area, as it would require a large initial investment to purchase and convert the entire asset. To tackle this issue, we are proposing an incremental strategy that starts from the design process and is based on three main principles: (i) keeping and reusing as much of the existing buildings and facilities as possible; (ii) drawing the masterplan layout according to the pollutants, their zone distribution and the remediation techniques; and (iii) increasing public interest towards the area, attracting investors and stimulating a mechanism to rise the market value of the real estate property. The incremental strategy is illustrated through a project to reactivate an abandoned industrial area in Venice, Italy

    Progettare l’adattamento. Nature-based solution e biofilia per il progetto adattativo

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    I disequilibri esacerbati dall’attuale policrisi, che investe ambiente, società ed economia, hanno mostrato come anche l’architettura oggi non garantisca ancora habitat capaci di rispondere alle mutevoli condizioni climatiche e in simbiosi con l’ambiente naturale. Rivedere il modo di fare architettura è un obbligo morale oltre che stimolo per sperimentare morfologie e forme ibride tra elementi naturali e artificiali, così come già espresso nell’approccio del biophilic design, di cui Keller è tra i “padri”. Questo modello ingloba e supera quello del low environmental impact design che non affronta le esigenze di riconnettere uomo e natura. Già McHarg aveva evidenziato come “progettare con la natura” non fosse incentrato sulla sola progettazione o sulla natura in sé stessa, ma che la preposizione “con” implicasse una dimensione di cooperazione tra le due realtà: umana e biologica. All’interno delle accademie europee, alcune ricerche transidisciplinari (E.Naboni - KADK, Angelos Chronos - IAAC, ad esempio) stanno esplorando linguaggi compositivi che sperimentano morfologie generate dall’analisi di esigenze sociali e ambientali, anche investigate nel progetto di ricerca “Nature Based Architecture and Urban Design” che stiamo sviluppando al Politecnico di Torino. In questo panorama di possibili soluzioni, si propone la visione di una natura urbana come forma biologica complementare all’artefatto, che plasma nuove architetture e che si adatta al patrimonio costruito, dove i cambiamenti climatici spesso si manifestano nella forma più inaspettata e distruttiva. In parallelo all’esperienza della ricerca, anche nel laboratorio di progettazione “Adaptive to Resist + Mitigate” sono stati sperimentati approcci innovativi, attraverso l’uso di strumenti specifici (ENVI-met) che aprono a scenari architettonici ibridi, anche temporanei – mean-while uses –, tentando di riconfigurare le norme e i regolamenti che necessitano maggiore flessibilità e adattabilità alle mutevoli condizioni climatiche

    Oltre la rappresentazione. Il valore comunicativo e educativo delle immagini nell’era della didattica digitale.

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    La pandemia ha generato una risposta adattiva anche nella didattica universitaria, che ha mutato il modo di comunicare, incrementandone le potenzialità. La necessaria adozione di tecnologie per l’insegnamento online rappresenta - seppur criticata- una soluzione dalle esternalità positive. Infatti, connettere studenti e docenti, attraverso una piattaforma digitale, riduce virtualmente le distanze (pur privandoci del confronto diretto), facilita la presenza on-line di invitati internazionali (come nel seminario Adaptive to Resist+Mitigate da noi organizzato all’interno del Msc in Sustainability, fig.1) e -in alcuni casi- influisce positivamente sul bilancio economico degli studenti fuorisede, che possono seguire le lezioni nei luoghi di residenza. Nell’era in cui le immagini sono il principale veicolo rapido e diretto di comunicazione, interazione e promozione (si pensi all’adozione del linguaggio di Instagram da parte di Istituzioni, Università, Musei ecc.), la rappresentazione diventa fondamentale per la trasmissione del sapere. La rappresentazione – da sempre interfaccia sostanziale delle discipline del progetto – diventa il mezzo necessario per la comprensione e il trasferimento di significato, superando anche le possibili barriere del linguaggio che derivano dall’adozione dell’inglese, praticato da non madrelingua (docenti e studenti) nella didattica. Questo è dovuto alla capacità del nostro cervello che impiega solo 150 ms per elaborare un simbolo e 100 ms per attribuirgli un significato (Thorpe et al. 1996, Holcomb et al. 2006), nonostante la differenza di lingua e cultura. Gli schizzi di Picasso sono esemplificativi: segni, immagini comprensibili universalmente, veicolo di un messaggio diretto. La rappresentazione visiva incrementa la comprensione di concetti complessi (Levie et Lentz 1982) e permette la creazione di una memoria più stabile e duratura (Lester 2006), facilitando i processi di acquisizione di informazione e di replicabilità nelle attività progettuali

    Re-Thinking Detroit: A Multicriteria-Based Approach for Adaptive Reuse for the Corktown District

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    The paper addresses the paradigm of adaptive reuse with a specific focus on issues related to the evaluation and the decision-making processes in this context. In more detail, this paper aims at recognising the main gaps that concern the evaluation process associated with adaptive reuse and providing some points of reflection and a preliminary methodological proposal to evaluate transformation scenarios related to adaptive reuse, through a multidimensional and multi-objective perspective. According to these purposes, this paper describes the implementation of the pillars of adaptive reuse to re-think the Corktown District of the city of Detroit, underlying through a real case study the complexity, the multidimensionality, and the multi-objective challenges of this concept, when implemented in urban planning and the revitalization of historic buildings. According to this scenario, the present paper focuses on issues related to managing the complexity and the multidimensionality of the decision process, under the analysis and evaluation of alternative adaptive-reuse strategies. This research, thus, proposes the application of the Multi-Criteria Analysis (MCA) technique, based on the Multi-Attribute Value Theory (MAVT), to evaluate and compare different strategic scenarios to re-think the Corktown District of the city of Detroit, according to the principles of adaptive reuse. The final result is a multidimensional evaluation that provides a final ranking of the different proposed alternatives, in order to support the decision-making to select the most suitable transformative scenario, according to the initial purposes of the project
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